è di biènch

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In un'ampia area, che include Bellaria e si estende fin oltre Santarcangelo, convivono, anche nella stessa città, parlate che differiscono per la distribuzione del dittongo che questi autori scrivono <àe>. Più precisamente, in alcune di queste parlate non si trova tale dittongo in alcuni contesti fonetici, e al suo posto si trova una “e” d'apertura variabile, che gli autori solitamente scrivono <è> o <é>. Il contesto fonetico che esclude più spesso e più sistematicamente la presenza del dittongo è quello che si produce dopo una consonante palatale. Anche nella parlata di Gobbi in questo contesto non si trova il dittongo<àe>, ma  una vocale che egli scrive <è> (la si confronti, in particolare, col dittongo che si trova negli stessi contesti nella parlata dei concittadini Adriano Barberini e Marcella Gasperoni). Così nel Piccolo Dizionario Italiano - Dialetto bellariese che costituisce il capitolo finale del libro S' una rénga e magnèva una famèia si trovano, ad esempio, le seguenti voci: taiè, biènch, pièn, piènta, cèr, parcè, rincèm, gèra, pasigèda, bagnè, magnèda «tagliare, bianco, piano, pianta, chiaro, apparecchiare, richiamo, ghiaia, passeggiata, bagnare, mangiata».

Qui di seguito si può ascoltare la sua lettura, ripetuta in diverse circostanze, delle seguenti espressioni: «è bianco (3 volte), bianco (2 volte), il richiamo (2 v.), richiamo (3 v.), mangiato, tagliare, tagliata, e un cucchiaio..., parmigiano (4 v.)»

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