«Non so se mi conosciate fisicamente. Io assomiglio a Obelix, cioè ho le caratteristiche somatiche dei Celti (o Galli, come li chiamavano i Romani). I Celti non scrivevano, se non rarissimamente, e affidavano la loro Cultura alla tradizione orale, perché ritenevano la scrittura una sminuzione della parola detta. Chi racconta qualcosa a memoria (i francesi dicono col cuore), lo deve aver assimilato al punto tale da metterci qualcosa di suo. La stessa presenza fisica del narratore, i suoi gesti, contribuiscono all’arricchimento e alla comprensione migliore di ciò che si tramanda. Il “dialetto romagnolo” è, a mio avviso, una lingua di origini celtiche e lo scriverlo ne è una limitazione».