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Rimini ■■■ (Rẹmmin / Rẹmmni / Rẹmmne)Uno studio della fonologia del dialetto riminese, unitamente all’esposizione del sistema ortografico adottato da questo sito per la trascrizione di questo dialetto, si può trovare nel saggio di Daniele Vitali e Davide Pioggia «Il dialetto di Rimini», pubblicato come capitolo introduttivo del testo teatrale Dọ int una völta, della commediografa riminese Giovanna Grossi Pulzoni (Ravenna - Cesena: Associazione «Istituto Friedrich Schürr» - Società Editrice «Il Ponte Vecchio», 2010). Una versione aggiornata del saggio si può trovare qui.
Per un approfondimento sulla disposizione dei quartieri urbani e dei sobborghi di Rimini e sui rapporti storici e linguistici fra questi luoghi si può consultare il testo di Davide Pioggia «I luoghi di Rimini nella toponomastica popolare», pubblicato come appendice nello stesso volume.
Umberto Carlini - ■■■Umberto Carlini, detto anche Bertìno d Minghètt, è nato e cresciuto lungo la strada che dalla Porta Montanara conduce alla prima collina alle spalle di Rimini, che è il Colle di Covignano (Cuvgnën). Oggi questa strada si chiama Via Covignano, ma per secoli e fino a pochi decenni fa si è chiamata Strada della Polverara o semplicemente «la Polverara» (la Pulvrëra). La strada era attraversata da un fossato, detto «il Mavone» (e’ Mavòun), e Carlini è cresciuto proprio in prossimità del fossato.
Benché quest’area si trovi a poche centinaia di metri fuori dalle mura urbane, fino a pochi decenni fa questa era aperta campagna, relativamente isolata dalla città per ragioni sociali ed economiche, per cui si parlava un dialetto molto simile a quello caratteristico delle colline che risalgono verso San Marino fra il corso del torrente Ausa (l Ëuṡa) e del fiume Marecchia (e’ Marèccia). In questi dialetti, per esempio, il nome della città di Rimini è Rẹmmni (si veda Vitali-Pioggia 2010).
Carlini è uno degli ultimi rappresentanti della tradizione popolare dei “cantastorie”, che si esibivano in pubblico in occasione di fiere, feste e cerimonie recitando le loro żirudëli, composizioni in rima con una struttura metrica codificata da secoli. Si tratta appunto di un genere letterario popolare, il cui scopo irrinunciabile è quello di intrattenere e suscitare l’ilarità degli spettatori. Non a caso quando Carlini ha pubblicato una raccolta delle sue composizioni l’ha intitolata «Fema do’ risedi»: facciamo due risate.
Fra le figure più illustri di questa tradizione popolare bisogna senz’altro annoverare Giustiniano Villa (1842-1919), nato a San Clemente e trasferitosi poi a Rimini. Nella sua opera la comicità si sposa spesso con la riflessione sulla politica e sui costumi (si veda ad esempio: G. Villa, Zirudeli, Ravenna, Edizioni del Girasole, 1979). In sua memoria a San Clemente viene ogni anno organizzato un omonimo concorso di composizioni dialettali suddiviso in due sezioni: una dedicata alla poesia in genere e l’altra dedicata in particolare alla żirudëla. Dal 1999 al 2002 Carlini ha vinto per quattro volte di seguito questa sezione del concorso, e in altre edizioni le sue opere sono state comunque segnalate dalla giuria. Fema do’ risediRimini : Giusti, 2001 Poesie inedite |