Alcuni esempi del dittongo che l'autrice scrive <àe>. Le espressioni lette corrispondono alle seguenti:
«il palo (2 volte), mi fa male, il cane, il pane, (io) ho fame, il banco»;
«tagliare, il fiato, il pagliaio, il diavolo, il viale, fa piano, Montiano, è bianco (2 v)»;
«è chiaro (2 v.), un povrero cristiano, Sebastiano, il richiamo»;
«la ghiaia»;
«mangiare».
Particolarmente significative sono le serie successive alla prima, il cui il dittongo si trova dopo una consonante palatale (a partire dall'approssimante /j/, che solitamente viene scritta , seguendo l'uso dell'italiano). Si consideri, infatti, che si trovano parlate contigue nelle quali il dittongo <àe> non è tollerato in questo contesto fonetico (si veda ad es. la parlata del bellariese Arnaldo Gobbi). La stessa autrice riconosce stabilmente la presenza del dittongo in questo contesto, e la esprime graficamente. Ad esempio in Bujàm (ed. 2014) si trova: